Una cosa che ho imparato a fare all'Accademia di Belle Arti di Venezia è studiare la storia dell'arte con un minimo di metodo. Adesso, a circa sette anni da un diploma saltato all'ultimo secondo, ci riprovo con quella che Lea Vergine definisce l'ultima avanguardia. Nel mio percorso di studi mi sono più di una volta imbattuto nelle avanguardie artistiche degli anni sessanta in Europa ma non mi ci sono mai soffermato vuoi perché l'editoria che pubblica questi testi è un pochino elitaria (e costosa), vuoi perché forse quello che è successo negli anni sessanta nel nostro Paese in particolare non è ancora stato del tutto storicizzato e massificato, o vuoi perché - diciamocela tutta - anche la curiosità ha i suoi limiti.
La mostra a Palazzo Reale Addio anni settanta particolarmente concentrata sulle arti italiane ed europee mi ha riaperto gli occhi. È stato un po' come riceve lo schiaffone del maestro. Io di questi qua dell'arte programmata e cinetica non so proprio una fava e con molta vergogna mi accodo agli asini che pensano che l'arte degli anni sessanta sia la Pop art di Andy Warhol & Co. Così corro al Libraccio di Varese con tutta la buona volontà di colmare le mie lacune e trovo un libro che alle prime pagine ha l'aria di voler essere una raccolta di testi introduttivi e d'approfondimento e di curiosità.
Cosa vuoi di più dalla vita? Forse evitare di leggere un blog che ti propone un saggio sull'arte programmata con questo caldo, ma andiamo avanti.
Il testo di Ernesto L. Francalanci, docente alla Facoltà di Design allo Iuav di Venezia e professore di Storia all'Accademia nella stessa città, propone una lettura di ciò che è successo tra il 1959 e il 1963, momento in cui - a detta del titolo del testo che lo ospita - avrebbe agito "l'ultima avanguardia". La cosa interessante è che Francalanci te ne parla prendendo spunto dalle primissime avanguardie (costruttivismo, dadaismo, astrattismo, tutta roba che in buona parte ho masticato, ridotto in poltiglia, ingoiato e digerito) creando così una sorta di linea di continuità tra l'esperienza, le innovazioni e le scelte linguistiche, la ricerca di nuovi significati e significanti, il loro ribaltamento operato da - per dirne alcuni - Malevic, Kandinsky, Mondrian, Gropius, Duchamp.
Il mio metodo (e quello di tanti) allo studio della storia dell'arte prevede un primo stadio di frequentazione emotiva (questo in cui pazientemente mi leggete) ma che non sempre funziona, per esempio con quelle arti i cui riflettori del razionale, dell'extrapoetico, dell'extraumano sono tanto abbaglianti come questi.
Il testo di Francalanci offre un punto di partenza comune: le avanguardie storiche. Le sue Note su alcuni materiali teorici dalle avanguardie storiche agli anni '60 che qui condivido, sono per me un'occasione per addentrarmi piano piano in un territorio che non ho mai osato calpestare.
Buona lettura.
Il mio metodo (e quello di tanti) allo studio della storia dell'arte prevede un primo stadio di frequentazione emotiva (questo in cui pazientemente mi leggete) ma che non sempre funziona, per esempio con quelle arti i cui riflettori del razionale, dell'extrapoetico, dell'extraumano sono tanto abbaglianti come questi.
Il testo di Francalanci offre un punto di partenza comune: le avanguardie storiche. Le sue Note su alcuni materiali teorici dalle avanguardie storiche agli anni '60 che qui condivido, sono per me un'occasione per addentrarmi piano piano in un territorio che non ho mai osato calpestare.
Buona lettura.
Qui, una versione del testo in pdf.
Qui sotto le scansioni delle pagine.
Qui, il libro fuori catalogo su eBay.
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In testa, una raccolta di immagini scelte un po' emotivamente. Non escludo di tornare sull'argomento con una linea più precisa e più logica. E quale argomento più di questo ne richiede?
1 commento:
davvero un bel blog...:)
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