di Pasquale La Forgia
di Yoshihiro Tatsumi
Drawn&Quarterly
264 pagine
Un
annetto fa ho scoperto Tatsumi. Lo stesso giorno ho realizzato di
essere un idiota. Sì, perché non si può arrivare a trent'anni con
l'illusione di saperla lunga per poi scoprire che alla fine dei Sessanta
in Giappone avevano già fatto tutto quello che noi segaioli occidentali
stiamo cominciando a fare oggi, con una fatica e un'innaturalezza
immane, tra l'altro.
Dopo aver recuperato tutto il Tatsumi disponibile in inglese (fallo anche tu, adesso poi è anche in paperback), ho atteso con le bave questo Fallen words,
opera piuttosto recente nella quale il maestro rilegge delle storielle
morali della tradizione orale giappa. Io, come ho già detto più volte,
di Giappone-usi-e-costumi non ne so una fava, quindi ogni tanto mi è
capitato di arrivare alla fine di uno dei racconti dicendo: "Ma che
cazzo ho letto?". Tuttavia, ci sono un bel po' di pezzi scritti da dio,
quindi rompi pure il salvadanaio che hai farcito non comprando la merda
di Makkox e investi in questa cosina. Prima però devi recuperare gli
altri Tatsumi, sennò poi credi che lui sia solo sta robetta qui. Che
comunque, ad averne.
di Daniel Clowes
Coconino Press
77 pagine
Rubato
dalla borsa della spesa di mio fratello e letto in venti minuti. Non ho
mai voluto comprarlo perché mi sembrava una spesa tanto per. Non mi
sbagliavo. E' forse la più alta vetta di creative laziness
clowesiana. La storiella (che in realtà sarebbe anche caruccia) viene
disciolta in una sessantina di tavole autoconclusive dove l'autore salta
da uno stile all'altro quasi sempre senza ragione (tutto il lavoro
fatto in Ice Haven è stato dimenticato). Un misantropo piuttosto
pacioccone ritrova una vecchia fiamma e scopre di essere padre di una
ragazzina affidata dalla nascita a una famiglia di sconosciuti. Da qui
parte una serie di istantanee nella vita di questa bietola alla ricerca
della sua progenie, all'ombra del suo disperante bisogno di non morire
solo. Detta così non sembra neanche male. E invece lo è abbastanza.
di Shigeru Mizuki
Drawn&Quarterly
368 pagine
In realtà questo l'ho letto un secolo e mezzo fa, ma visto che sto leggendo Nonnonba, mi è tornato alla memoria e ho deciso di scriverci due righe.
E'
la storia - più o meno autobiografica - di Shigeru che va alla guerra.
Scordatevi tutte le puttanate sul folle coraggio kamikaze e sull'eroismo
suicida dell'esercito del Tenno. Qui ci sono solo soldati che si cacano
letteralmente addosso dalla paura, che rischiano la pelle pur di
trovare qualcosa da mangiare e che si oppongono come possono agli ordini
senza senso di qualche capitanetto di buona famiglia andato in guerra
in cerca di gloria.
Il libro è
bellissimo ed è di un antimilitarismo sfrenato, spaventato, cieco,
coglione, sincero. Niente menate sulla disumanità della guerra in
generale, ma solo i ricordi terrorizzati di un gruppo di soldati che non
vede l'ora di tornare a casa.
Compralo subito.
Ps: Nonnonba arriverà in Italia il 13 giugno. Prefazione di Paolo Interdonato e traduzione di Vincenzo Filosa. E con questa piccola doppia pompa fra amici, passo e chiudo.
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