09/11/11

Una famiglia in nero

di Paolo Interdonato


Interno di un castello o, forse, di una villa vittoriana. Nella penombra si riconosce l'intero armamentario della casa spettrale: muri fatiscenti, scale male in arnese, quadri storti, ragnatele,  orologi a pendolo, strane figure nascoste dietro il corrimano… Da una porta spalancata, un cono di luce proietta l'ombra di una massa informe e gelatinosa che si avvicina. Alla vista di questo "coso", la classica famiglia americana si schiaccia contro il muro, imprigionata da un terrore a cui è impossibile fuggire. Padre e madre tremano appiattiti contro la parete: blaterano domande dissennate, quando sarebbe solo il momento di scappare. Solo il figlioletto resta immobile, con un dito nel naso, un ridicolo cappello di lana e la pancia di fuori. Nella sua voce non c'è nessuna preoccupazione: "Quel coso è Melvin!".




Questo disegno perfetto appare, nell'ottobre 1952, sulla copertina del primo numero di Mad, la rivista con cui Harvey Kurtzman avrebbe fatto la sua prima rivoluzione. La comicità, oggi, non avrebbe la forma che le conosciamo, nel bene e nel male, senza quel momento seminale. E pure quella vignetta dichiara una storia e una provenienza. Per infilarsi nelle vene profonde di un'America amara e assaporare la storia della cultura popolare statunitense della seconda metà del ventesimo secolo, bisogna prendere un po' di rincorsa. Ma non troppa.
La casa è la stessa, con gli stessi pavimenti di legno spaccati in più punti: ragnatele, lampadari e scale con corrimano ai quali è meglio non poggiarsi. La donna, seduta a leggere un grosso libro rischiarato da un abat-jour sbeccato, si è appena voltata di scatto. La posizione delle mani lascia intuire un sobbalzo di paura, ma lo sguardo ha già riconquistato compostezza. "Oh, sei tu! Per un attimo mi hai spaventata", dice rivolgendosi a un enorme servitore con le fattezze di Boris Karloff che le porta il tè.
Questo cartoon, apparso il 25 novembre 1939, riporta nell'angolo in basso a destra una firma che i lettori del New Yorker già apprezzano: Chas Addams.



Addams ha iniziato a collaborare con il settimanale newyorchese nel febbraio del 1932, sviluppando rapidamente un umorismo macabro, reso irresistibile da un costruzione dell'immagine straordinaria, da una scelta del momento perfetta e da una mezzatinta tecnicamente ineccepibile.
Anni dopo, sapremo i protagonisti di quella vignetta si chiamano Morticia e Lurch, ma in quel momento non sono altro che due personaggi anonimi ed estemporanei. Addams è alla continua ricerca di idee, eppure gli ci vorrà poco per accorgersi che è proprio sul terreno dei piccoli orrori quotidiani che la sua fantasia riesce a partorire le idee migliori. Le sue vignette evidenziano il terrore della vita domestica e lo raccontano nelle sue mille sfumature. Il mondo capovolto che Addams racconta prende corpo vignetta dopo vignetta e, un po' alla volta, i suoi personaggi più riusciti confluiscono in un'unica famiglia che prenderà il suo cognome.


La famiglia Addams al completo


La famiglia Addams vive in una casa vittoriana, molto diversa da quelle in cui amava vivere il suo creatore, e si circonda di tutti quegli spaventosi ammennicoli cui il cinema stava abituando il pubblico americano. Ribalta sistematicamente tutti i valori della società borghese e, così facendo, rende quel sistema di bisogni e necessità ancora più agghiacciante.


Dal "New Yorker", Natale 1946

Si fa tutto in famiglia: la manutenzione delle segrete di casa, il bricolage per costruire gli strumenti di tortura, l'attesa di Babbo Natale mentre si tiene vivo il fuoco del camino, la favola horror prima della nanna, la ricetta della nonna per il veleno più efficace, le lodi ai figli per una pagella terribile…

Lo zio Fester al parco, fine 1944

E' difficile decidere, all'interno della produzione di Chas Addams, quali cartoon appartengano al ciclo della famiglia e quali no. I temi dell'autore sono tali da indurre a considerare la quasi totalità dei suoi lavori, apparsi prevalentemente su New Yorker e Collier's, come frantumi di un'unica narrazione degli orrori della normalità umana, sostenuta da una grande coerenza narrativa. I biografi preferiscono una scelta di comodo, accettando nel novero delle vignette della famiglia solo quelle in cui appaiono, ben riconoscibili, membri del gruppo canonizzati dalla serie di telefilm. Eppure ci sono cartoon che non possono essere letti senza pensare alla famiglia che Addams creò.

Chas Addams è un autore seminale, capace di formare lo sguardo di generazioni di eredi. E' sicuramente il caso di Harvey Kurtzman, ma anche quello di Edward Gorey, Gahan Wilson, Franco Matticchio… Tutta gente di cui MOSSO dovrà tornare a parlare.
Nell'attesa, procurati l'edizione italiana de La Famiglia Addams. Una storia diabolica curato da Kevin Miserocchi. Il libro ha un bel formato, è cicciotto ed è rilegato come si deve e, anche se il progetto grafico non è sempre all'altezza dei contenuti, resta un oggetto da avere, sfogliare e risfogliare.
E' vero, costa 35 euro, ma Natale è alle porte.
A proposito, scappo... vado ad accendere il camino.


La famiglia Addams. Una storia diabolica
a cura di Kevin Miserocchi
224 pagine, 35 euro


3 commenti:

Anonimo ha detto...

certo che la copertina fa un pò passare la voglia

bob bazzecola

ale ha detto...

sì, e anche la qualità di stampa di alcune vignette...

Roberto La Forgia ha detto...

Il progetto grafico è piuttosto vecchio e sempliciotto. Stile libro di scuola anni novanta. Molte vignette sono scansionate dai giornali su cui sono apparse (probabilmente gli originali non sono reperibili), altre, per la verità non poche, sono prese da internet e sono inguardabili. Salto i disastri e mi soffermo sulle immagini ben riprodotte. E godo.